SERVIZI LAVORO E FORMAZIONE (modello lombardo)

Il sistema lombardo di formazione e politiche per il lavoro può essere un modello apportando alcuni cambiamenti.

La Regione Lombardia favorisce e promuove opportunità di lavoro attraverso lo sviluppo di politiche attive e incentivazione a favore del lavoro autonomo e dipendente valorizzando le risorse europee.

 

Premessa

Le nuove forme e dinamiche del lavoro, che saranno sempre più complesse e mutevoli, richiedono l’avvio di un programma che favorisca l’analisi costante dei fenomeni che riguardano il mondo del lavoro per tradursi in una nuova cultura del lavoro che ispiri sia l’orientamento, che la definizione del diritto e il riconoscimento economico del lavoro. Intelligenza artificiale e robot infatti stanno cambiando gli scenari organizzativi, competitivi, economici. Questi fattori influenzano già ora il concetto di lavoro e in futuro il nesso tra il contributo umano e la generazione del lavoro sarà modificato radicalmente. Le attività umane saranno più relazionali e sempre meno pratico produttive. In questo scenario le Regioni operano come enti esclusivi per la realizzazione di politiche attive del lavoro e per la programmazione di attività di formazione professionale iniziale.

 

Il paradosso Europa Lombardia

La Regione Lombardia è molto attiva sul fronte del lavoro e della formazione perché utilizza i Fondi Sociale Europei per diverse centinaia di milioni di euro ogni anno.

Questo porta a due riflessioni:

  1. se la Lega, forza politica di governo e che si propone alla guida per la prossima legislatura, ritiene che l’Europa sia un male, come ritiene di portare avanti le proprie attività senza la fonte primaria di finanziamento? (vedi uscita UK).
  2. I Fondi europei incidono sugli asset di innovazione di sistema e quindi hanno, di fatto, spinto la Regione a trovare soluzioni innovative per favorire il mercato e le politiche attive del lavoro e la formazione professionale e continua. Senza questo stimolo e queste risorse, la Regione sarebbe stata capace di creare il sistema lombardo, considerando che lo stesso è frutto di un coping di buone pratiche di Germania, Olanda e Francia?

 

Il Lavoro in Lombardia

Il lavoro in aree ad alto sviluppo tecnologico e di innovazione, con la presenza di sistemi produttivi e di erogazione dei servizi competitivi, necessita di un modello evoluto di servizi che coniughi le esigenze di domanda e offerta di formazione e lavoro.

La formazione professionale, la formazione continua e i servizi al lavoro sono competenze esclusive regionali e Regione Lombardia rappresenta nel panorama nazionale un esempio di efficienza sia per quanto riguarda i modelli, che per la diffusione, che per la capacità di utilizzo delle risorse.

Le caratteristiche del mercato del lavoro vedono una presenza numericamente e percentualmente significativa di imprenditori e liberi professionisti all’interno della popolazione attiva.

Il rapporto è di un imprenditore o libero professionista ogni tre/quattro persone attive. I tassi di disoccupazione sono i più bassi d’Italia e il tasso di attivi tra i più alti.

Il programma Garanzia Giovani ha funzionato solo in Lombardia e grazie al modello del sistema dotale. Tuttavia da maggio ad oggi Garanzia Giovani in Lombardia è sospesa per ragioni formali, in parte afferibili alla programmazione regionale che utilizza un sistema di decretazione miope che crea enormi periodi di vacanza dei finanziamenti, pur in presenza di una programamzione dei fondi settennale. Questa cola tuttavia è anche da riconoscere a carico del Ministero del Lavoro.

 

Che cosa fare di meglio e di più?

Il sistema dei servizi al lavoro regionale vede la partecipazione di soggetti pubblici e privati che concorrono alla realizzazione di servizi al lavoro, partendo da quelli di base fino agli specialistici avanzati con un sistema di riconoscimento premiale (Dote Unica Lavoro).

Esiste un meccanismo di rating per gli operatori e una programmazione economica legata alle performance e capacità operative pregresse degli enti accreditati in open list.

In poche regioni italiane esiste un set di strumenti e di operatori che per qualità, capillarità ed efficacia è paragonabile a quello lombardo.

 

Punti deboli:

Gaming

Il sistema premiale spinge gli operatori a prendersi in carico i disoccupati ritenuti occupabili, tralasciando quelli più difficili da seguire in un’ottica di mantenimento di performance e rating e budget. Il gaming fa sì che persone che sarebbero comunque occupate portino enti (in particolare quelli di somministrazione e intermediazione) ad essere ricomprese nei risultati positivi dei servizi.

In ogni caso questo fenomeno, che alimenta agenzie organizzate e forti, ha effetti distorsivi per la contendibilità dei finanziamenti e talvolta comporta una doppia entrata per agenzie che applicano commissioni alle aziende clienti e, allo stesso tempo, incassano le premialità a carico del Fondo Sociale Europeo.

 

Burocratizzazione dei servizi

Regole pleonastiche di controllo costringono gli utenti a partecipare a significative e inutili produzioni di documentazione già in possesso dell’ente regionale, alla sottoscrizione di molteplici dichiarazioni che, nei fatti, riducono il tempo di servizio effettivo e talvolta snaturano il rapporto tra gli operatori e la persona in cerca di occupazione.

I controlli risultano infatti legati alla forma e per nulla alla sostanza dei servizi.

 

Lavoratori frontalieri

Per un errore non possono accedere ai servizi al lavoro del sistema dotale i disoccupati che hanno perso il lavoro provenienti da aziende non lombarde. Questo esclude tutti i disoccupati frontalieri (che nelle provincie di Como, Varese, Sondrio sono qualche decina di migliaia).

 

Progetti e Servizi

Il paradosso lombardo dei servizi al lavoro è la temporaneità e l’incapacità di trasformare buone prassi progettuali in servizi a regime, seppur con un grado di innovazione permanente.

Questo fare e disfare continuo e periodico crea discontinuità (Garanzia Giovani ma anche Dote Unica Lavoro) e consuma anche risorse di inutile progettazione periodica da parte degli enti specialmente nella formazione ma non solo.

Il Caso delle Azioni in rete per il lavoro è eclatante. Un sistema di piccole reti ha dimostrato di poter offrire servizi coordinati tra più soggetti con caratteristiche diverse coprendo quindi anche una gamma di servizi di servizi formativi e di accompagnamento ampia, coinvolgendo le persone in cerca di lavoro anche in gruppi, cosa che consente socializzazione e recupero di autostima, motivazione oltre alla circolazione di informazioni e mutuo aiuto. Questa esperienza non si è più ripetuta. Lo stesso è avvenuto per le learning week in formazione.

 

Garanzia Giovani

Regione Lombardia realizzava quasi l’80% del programma nazionale. Le attività si sono fermate a maggio 2017. Le attività sono state favorite dal sistema di accreditamento aperto che coinvolge centinaia di enti accreditati.

Il lato negativo è la saltuarietà dovuta alla programmazione amministrativa e ad un convenzionamento con Anpal (Agenzia Nazionale del Ministero del Lavoro).

Si segnala un’eccessiva burocratizzazione delle procedure e una difficoltà delle imprese rispetto alla richiesta ed erogazione delle premialità.

 

LA FORMAZIONE

La formazione professionale lombarda è un altro servizio di eccellenza lombarda (non è un caso che la Regione abbia istituito un premio che si chiama Lombardia Eccellente). I tassi di occupazione della IeFP sono altissimi e i tempi di inserimento sono molto brevi. Trattasi di un percorso di 3 anni, con possibilità di accedere a un quarto professionalizzante e un quinto che consente, ormai sempre più in convenzione con istituti pubblici statali, di conseguire il diploma e l’accesso all’università.

 

Aspetti deboli del sistema

Utilizza lo strumento dote e il numero di doti provinciali, programmate annualmente sui diversi settori e profili, è di fatto un numero chiuso.

Se questo potrebbe anche essere giustificato come una diretta connessione con il mercato del lavoro, nei fatti il dimensionamento è legato alla capacità operativa delle strutture accreditate e ad indicazioni provinciali che non hanno valenza scientifica.

 

Per quanto riguarda IFTS e ITS (cioè la formazione post diploma di uno o due anni) in accordo tra formazione, istruzione, università e imprese vale il principio che ogni attività è sottoposta a bando, progettazione e finanziamento.

L’onere della risposta ai fabbisogni sta in capo al proponente e non alla capacità predittiva e strategica regionale che definisce le politiche regionali di formazione. Come dire: la Regione non ha una visione strategica dei settori e profili per sviluppare politiche formative a sostegno di quelle economiche.

 

Questo nonostante la Regione abbia la gestione esclusiva delle politiche del lavoro e quindi, attraverso queste, potrebbe, con un investimento relativamente ridotto, attivare un monitoraggio dei fenomeni del mercato del lavoro e quindi anche definire strategie formative sia a breve che medio termine.

I dati del Mercato del lavoro si possono utilizzare per mappare fabbisogni, aree di interesse, promozione di iniziative formative e orientative.

Non solo, la mole di dati organizzati, reali e tempestivi del mercato del lavoro (COB storico e flusso) consentirebbe la programmazione delle doti formazione e IFTS e ITS.

Una strategia sul capitale umano regionale potrebbe portare alla costruzione di un sistema di erogazione formativa su open list di enti accreditati con un’offerta formativa definita dall’ente regionale e realizzata dai migliori operatori con una programmazione trasparente e di facile accesso.

 

In conclusione:

si può fare meglio e di più ma il modello lombardo ha mostrato di poter offrire un’ampia gamma di servizi grazie alla sinergia pubblico privato e all’utilizzo intelligente dei Fondi Europei.

 

Luca Monti 2017

info@laboratoricivici.it

 

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