Alla mattina presto, di domenica, in giugno, quando le giornate sono lunghe, anche la mente SI rischiara guardando fuori. Il lago è increspato e il sole è già alle finestre di tutte le case dell’altra sponda, eppure tutti dormono… e io penso alle cose che ho letto ieri, alle riflessioni che scontiamo oggi.
Ma ci sono anche le cose che ho letto rispetto alla prospettiva di rinascita, di ripartenza, di +Europa.
Leggendo le cose scritte da Alessandro ho ritrovato il sunto della sua posizione che è piena di cose vere e giuste, che fanno da premessa a una prospettiva che cerco di arricchire con qualche (tre) spunti in più, visto che il nostro deve essere un movimento di rilancio: l’avanguardia di un “fronte” per stare a una parola sentita le settimane scorse.
E la prima riflessione riguarda proprio questa suggestione che Calenda ha lanciato a tutti noi.
C’è un sentimento che accomuna milioni di italiani che vogliono “riformare” questo Paese senza improvvisazione e qualunquismo che merita di trovare una forma. Rispetto a questa missione, che forse avrà il respiro di qualche mese per realizzarsi, mi permetto di suggerire questo:
non guardiamo agli apparati ma agli elettorati.
Forme come PD e FI hanno senso solo per chi abita quelle organizzazioni. L’elemento chiave invece sono le persone – gli elettori – che, ora disilluse, cercavano in quelle forme la realizzazione di qualcosa che non si è ancora materializzato. Per questo ha un flebile significato la perseveranza nel mantenere in vita +Europa, perchè non è ancora un apparato. Quella forma, ancora da costruire nei suoi ruoli dirigenti, è un modo per parlare a un elettorato.
Il fatto che non abbia ancora un apparato è positivo… la strada per arrivare fin qui non mi rassicura: gli incagli dei piccoli apparati. La vera sfida è quella di pensare nuovi modi per aggregare e promuovere persone che sappiano interpretare l’elettorato, senza dimenticarlo dopo il voto.
Il secondo tema è la strategia parlamentare.
Dal momento che il governo ha sdoganato la legislatura e i grullini hanno un vincolo a due mandati, questi, la gran parte di loro con Di Maio in testa, giocano l’ultimo turno e quindi la legislatura durerà un po’. Non so quanto ma cercheranno di sostenerla. Per questa ragione, visto che vedo in parlamento un solo profilo in linea con una strategia di futuro, che si chiama Alessandro Fusacchia, proporrei che si lavorasse da subito con lui a un progetto di un gruppo parlamentare trasversale “per gli Stati Uniti d’Europa” che elabori proposte in quella direzione e che possa veicolare anche idee e sollecitazioni nostre. Nel tempo potrebbe evolvere in qualcosa di più funzionale al progetto complessivo.
Terzo tema: i contenuti per costruire una visione politica nuova.
Abbiamo tempo, ma non molto, per costruire una risposta alla domanda di quell’elettorato che vuole un futuro nel quale Italia e Europa giochino la loro partita da protagonisti. Dove il lavoro non sia una chimera ma nemmeno una condanna. Dove l’innovazione sia la strada per le opportunità con una scuola adeguata al contemporaneo, con una ricerca dove si investe… La politica degli altri, quelli che stanno dall’altra parte, è completamente sbagliata ma funziona. Il nazismo e il fascismo erano sbagliati ma funzionavano. Funziona anche perché la massa critica di una nazione come la nostra, con l’atteggiamento che sta esprimendo Salvini, costringe gli altri a ponderare le risposte. Funziona perché abbiamo un debito pubblico enorme e un Pil non invisibile (davanti a quello della Russia, per intenderci).
Per queste e tante altre ragioni, il compito è difficile, il contenitore +Europa non mi convince finchè non avrà contenuti forti (di visione politica complessiva e non un rammendo di quella parzialissima dei radicali) e, di certo, non mi convince per taluni personaggi che contiene e che potrebbero condizionarne scelte e linearità.
Se ci dovessimo rendere conto che non è lo strumento adatto per un fine alto, lasciamola andare alla deriva radicale. Questo deve essere l’impegno di tutti noi e anche la condizione del viatico alla continuità.
Tra il sì, il no e il forse, dico sì solo per rispetto all’elettorato e per fiducia nella nostra capacità di far prevalere la ragioni e i contenuti verso un elettorato più ampio e un progetto più grande.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.