"Due tipi umani: i costruttori e i riadattatori, gli spiriti necessari e gli esseri di lusso, gli uni dotati d'uno stile di cose, gli altri d'uno stile di parole; due grandi famiglie o categorie di uomini…"
Luigi Pirandello
Ricordavo vagamente questa distinzione tra “uomini di parole e uomini di cose”. La trovo illuminante per descrivere i tipi umani nel mondo della politica.
C’è stato persino un momento in cui gli uomini di cose sono sembrati estranei al mondo della polis, come se la città dovesse essere e potesse essere solo ideale.
Oddio è questo quel momento.
Sembra che questo tempo, quello delle tante parole scritte e dette, abbia insofferenza delle cose: le cose spettano a personaggi grigi… ai tecnici.
E i tecnici sono quelli che aggiustano le parole dette e trovano per forza una soluzione, altrimenti si cambiano, altrimenti non sono buoni tecnici. Ne troveremo altri.
A me piacciono tremendamente sia la parola che l’utopia. Cioè “un luogo che non c’è” ma che potrebbe esserci se un’idea avesse la capacità di tramutarsi in una cosa. Inizia così un Vangelo…
E sono convinto che ci sono molte buone idee che sono lì pronte a tramutarsi in cose, se solo avessimo l’abilità di mettere insieme le parole con le cose.
Ciò che ci accade intorno e i comportamenti, che ogni giorno mettiamo in essere, ci indicano come tutto cambia svelando rischi e opportunità. Le due facce della realtà.
Ho già scritto che il primo sentimento che nasce dal cambiamento è la paura. L’istinto reagisce al cambiamento con la paura sia negli individui singoli che nelle comunità. La storia è piena di muri. E ci sono muri di paure collettive che non hanno mai fermato il nemico, l’altro e il diverso… pensiamo alla muraglia cinese. Anche quando questo nemico era terribile, agguerrito e cattivo… pensiamo alla linea Maginot.
Ma che cosa costruisce il ponte se non la tecnica che nasce dalla conoscenza.
Così, per tornare alla politica, c’è un vento che spira dalla parte degli uomini di parole, al punto che anche la scienza è diventata un’opinione (così si vuole che sia) e non sappiamo come far cambiare quest’aria che tira forte.
Di certo non lo sanno quelli che si concentrano su cose del passato e non vogliono per primi cambiare. E penso al PD che ha tante anime dentro e tante pulsioni inconciliabili.
Ma anche noi, che abbiamo abbracciato il sogno dell’Europa come una formula di speranza, non abbiamo chiaro il come fare.
Su questo prendo l’immagine di Alessandro Fusacchia, che scriveva pochi giorni fa, che bisogna collegare tra loro tutti i puntini per ricostruire una figura, che nel nostro caso è l’Italia che vogliamo.
…che è una nazione fatta di cose e di persone, che non ha paura delle sfide perché ha ingredienti eccezionali e fondamentali per emergere nel mondo della globalizzazione e dell’innovazione. Che deve liberarsi da un’ingessatura che lega blocca le vere rivoluzioni che dobbiamo fare.
La scuola che deve diventare un’istituzione per far crescere il talento e che dà gli strumenti di conoscenza per vivere e lavorare in una società complessa
Il lavoro che deve trasformarsi da diritto sulla carta in opportunità; considerandolo in tutte le sue forme, non solo come lavoro dipendente
L’innovazione perché possa assumere una dimensione umana, anche grazie al valore che produce e moltiplica
Un’economia civile che coniuga il profitto e le proprie regole con la valorizzazione delle attività umane e dei beni comuni
L’ambiente e il territorio come spazi di vita e non come luoghi da preservare per alcuni e da aggredire per altri
Su questi temi ed altri ancora, che sono sempre più importanti per la vita delle persone, si pensi all’invecchiamento attivo, alla salute, ai diritti civile e di cittadinanza, servono uomini di parole e uomini di cose con i giusti rapporti reciproci.
Per quanto mi riguarda, vorrei fare un esempio di collegamento: lo strumento partito c’è e si chiama +Europa (https://piueuropa.eu/), gruppi che elaborano proposte concrete nel mondo del 4.0 ci sono e ne cito uno che conosco e che ho contribuito a fondare che si chiama Copernicani (https://copernicani.it/), un metodo di far politica e comunicazione politica l’ho visto incarnarsi in un’associazione che si chiama Movimenta (http://www.movimenta.info/), una visione economica: l’economia civile di Stefano Zamagni. Ma questi sono solo i miei puntini. I miei due centesimi di contributo.
Allora il primo appello che faccio è: troviamo tutti questi punti, che siano persone, associazioni, movimenti, think tank e iniziamo a collegarli per comporre il disegno di questa Italia 4.0 altrimenti rimarremo schiavi della paura e delle sole parole.
Il percorso che stiamo per iniziare, che porterà al congresso di +Europa, sia l’occasione che prima unisce i puntini, poi le persone e le organizzazioni e… che diventa un cantiere. Ricordo a tutti che…
L’Italia è sempre stata un’utopia reale.
23 settembre 2018
Luca Monti
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