L’Europa vive nel “benessere” anche grazie al suo “welfare” che però è profondamente in crisi per i costi insostenibili per lo Stato.
L’economia, il lavoro, le abitudini delle persone cambiano velocemente e questo aprirà scenari nuovi anche per il welfare sia per le esigenze (pensiamo all’allungamento della vita e le spese per salute e invecchiamento attivo) sia per le risorse (una diminuzione della contribuzione da una parte e la generazione del valore slegato dal lavoro e le capacità abilitate dall’innovazione, dall’altra).
Il nuovo welfare sarà relazionale e generativo.
Una parte della sua “capitalizzazione” continuerà ad essere pubblica e gestita attraverso contribuzione e tassazione ma una parte sempre più determinante e crescente arriverà da nuove fonti e si realizzerà attraverso nuovi attori.
L’economia civile proposta da Stefano Zamagni ci indica alcuni principi e strumenti: la sussidiarietà circolare nei servizi di welfare sia nella proposta che nella gestione. Con un ruolo dello Stato di cofinanziatore, garante e regolatore.
Un welfare generativo perché sostituisce l’assistenza con la reciprocità. Generativo anche per la forte capacità di inserire nei processi una forte componente di innovazione, che è già una realtà in molte iniziative dove operano in sinergia privati, privato sociale, fondazioni bancarie e pubblico.
Welfare relazionale perché abilita e valorizza una componente molto forte nella società italiana: la solidarietà. È stata la formula che ha traghettato l’Italia fuori dalla crisi economica di questo decennio. La famiglia, l’associazionismo e l’impresa sociale hanno retto all’impatti della crisi. In questi anni, inoltre, molte imprese hanno maturato il concetto di responsabilità sociale.
Il Welfare aziendale muove i suoi primi passi da un paio di anni (Finanziaria 2016).
Il fabbisogno principale però del welfare non giace solo nelle risorse umane ma in quelle economiche. Su questo versante si osserva una tendenza nelle multinazionali che generano valore non direttamente legato al lavoro (le big five ma non tutte) un nuovo atteggiamento probabilmente legato alla cultura del welfare americano (tradizionalmente privato e restitutivo). Partendo da Bill Gates, oggi anche Google e Amazon e Facebook stanno studiando come ridistribuire valore alle comunità. La loro scelta precisa è di non farlo attraverso gli Stati ma attraverso le Organizzazioni No Profit che sappiano interpretare il bene delle comunità. Su questo fronte la politica appare ancora immatura e le organizzazioni italiane troppo piccole e polverizzate.
Sono segnali che porteranno nel mondo nuovo che ancora non riusciamo a vedere distintamente. Bisogna iniziare a unire i punti del disegno.
(articoli e testi: Welfare e reddito di cittadinanza; il valore; economia civile)
(riferimenti: Stefano Zamagni)
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