Atteggiamenti mentali di fronte e questioni chiave
Chi di noi può dire che ciò che nasce dalla mediazione sia la soluzione perfetta? Può accadere ma le condizioni ambientali sono determinanti e decisive.
Così è stato, così è ora.
In questo caso emblematico, di fronte a una domanda che richiede un si o un no, si vede con chiarezza che il titolo è più importante dello svolgimento.
Vogliamo cambiare oppure no?
Certo, chiunque di noi avrebbe scritto il proprio testo o amato un testo che prevedesse questo o quello ma la questione, che si apre con quella domanda che esige una risposta lapidaria, è se siamo pronti a cambiare.
È un iniziare a cambiare.
È, per dirla con un Renzi ormai del passato, un “cambiare verso”.
Certo, non un si convinto. Si può fare di meglio e di più. Si deve.
Perché le sfide del futuro richiedono uno stato più leggero, una politica più pronta a rispondere, segnali di sobrietà…
Questa scelta appare sempre più evidente se si guarda nell’altro campo – quello dei populisti di ogni specie – dove le ragioni si spendono tutte artificialmente sullo svolgimento del tema ma, nella realtà, sono tutte nel titolo: non vogliamo cambiare perché qui si sta così bene. Nel litigio perenne e nell’inconcludenza c’è spazio per tutti, per le destre e sinistre più estreme, ma soprattutto per chi parla alla pancia del popolo fregandosene del resto. Così nel no troviamo – insieme abbracciati – la conservazione e la rivoluzione.
Allora il SI c’è anche per contrasto a un no, che per gli attori e i contenuti non ci può appartenere. Vogliamo di più ma la regione inesplorata che ci troviamo davanti è quella dell’innovazione, del cambiamento, delle risposte strategiche e non nello stare fermi per nostalgia o per tattica.
Noi siamo per l’innovazione e per le riforme… e per questo il si non è ancora un voto pieno e convinto ma solo l’adesione a una direzione che va verso il futuro.
Certo questa settimana è stata imbarazzante per noi, perché abbiamo visto un presidente del consiglio, giovane, invecchiare rapidamente alla ricerca disordinata del consenso.
L’avevamo già visto con gli 80 euro alle europee ma ora il copione si è arricchito di ponti, quattordicesime, abbraccio con il sindacato…
Tutto sommato, Renzi è una pezza nuova su un abito vecchio. Chapeau perché è forte ma forse non abbastanza. Col passare del tempo è sempre più autoritario e meno autorevole.
E questa, se vogliamo, è una ragione in più per “cambiare veramente verso”.
C’è bisogno di qualcosa di radicalmente nuovo e di-verso.
C’è spazio per un soggetto politico che sappia leggere la realtà e proporre un disegno di futuro.
Tornando alla domanda, rimaniamo a quella, la scelta è di campo.
Se vince il no, sarà difficile avere un’altra occasione.
Convinti? Il dibattito è aperto… e, per quanto riguarda il merito dei contenuti, credo che tra di noi ci siano persone molto qualificate che possano anche presentare il proprio contributo per spiegare meglio il testo. A loro l’invito ad approfondire.
Grazie
2 ottobre 2016
Luca Monti
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