LA DIMENSIONE DEL CENTRO

DAL TERZO POLO ALLA TERZA VIA

di Luca Monti, +Europa, 1 ottobre 2022

 

La scelta di campo

Queste elezioni ci hanno mostrato tante cose ma non hanno dimostrato ancora nulla.

Tutti abbiamo preso “posizione”. Chi sulla base di un ragionamento elettorale per l’interesse generale e chi su quello più particolare e naturale della propria vocazione e del proprio elettorato.

Così ci siamo trovati improvvisamente su due strade diverse e con compagni di strada inaspettati e anche inediti.

Quando le tossine e le adrenaline si saranno assorbite, dovremo trovare la serenità e lucidità per ripensare a questa campagna elettorale e ai suoi esiti. È ancora presto? Certo ma non alimentiamo rancori e invidie.

Prendiamoci e riconosciamo agli altri pure tutte le attenuanti generiche e specifiche di una situazione precipitata tra il luglio e l’agosto in una legislatura orribile.

 

Il risultato

Il risultato era nei numeri, nelle previsioni dei sondaggi, nei cupi orizzonti. Messo in fila e accumulato dalle conseguenze di una pandemia, di una guerra, di una speculazione energetica.

Non era sui programmi, nemmeno sulle idee. Solo sentimento, istinto, reazione.

Tra paura e speranza, tra luci e ombre, tra destra e sinistra ha vinto la destra, nettamente, insindacabilmente e pesantemente. Tra chiuso e aperto. Tra futuro e passato…

La scelta è lì chiara, con anche le sue conseguenze e il peso di un sistema elettorale che premia con l’uninominale. Consegna le chiavi nelle mani della Meloni.

Sento già le consolazioni tristi di chi dice che le divisioni interne, l’incapacità, l’inadeguatezza e l’incompetenza ci riporteranno a una soluzione già vista: la politica che cede, quando non ce la fa.

Invece, fuori da questo mal comune mormorio consolatorio, il mio ragionamento vuole andare sulle indicazioni che ci riguardano. Che riguardano lo spazio politico del centro.

Si è parzialmente intravisto quel “centro” nel tentativo di aprire un nuovo spazio da parte di un Calenda sfrontato, spregiudicato, pure renziano nel dare e togliere la mano. Mi ha ricordato lo “stai sereno”.

 

Fare Centro o essere centrali

CENTRO BERSAGLIO

La misura del centro non è così grande, come potrebbe essere.

+ Europa con il suo 3% è stata il “terzo polo” dentro la coalizione di centrosinistra. Era centro ma non centrale. Forza Italia ha rivendicato la sua “moderazione”.

Questo allarga i numeri? Non lo possiamo ancora dire.

Trovo il nostro risultato il più sorprendente per il silenzio assoluto dei media e per i sondaggi bassi e penalizzanti. Il comportamento di tv e giornali locali è stato indecoroso.

Ma l’aria liberale non si respira solo nei partiti che si ritengono di centro. C’è anche in altre proposte. Penso a profili, candidati e non, come quelli di Irene Tinagli o Tommaso Nannicini e tanti altri presenti nelle pieghe del PD.

 

Il coraggio e l’incoscienza

Il coraggio di Calenda è stato quello di sfidare l’ostacolo del voto utile improvvisamente dopo la rottura del patto con Letta, va osservato con attenzione. L’incoscienza… quella di fregarsene del quadro generale.

Il leader sanguigno, irrequieto e poco calcolatore ha aperto e svelato un’ipotesi reale. L’area centrale può davvero essere protagonista del futuro non immediato della politica italiana, ben oltre il 10% verso una prospettiva davvero maggioritaria. Molto oltre Scelta Civica.

Questo spazio è elettorale ma non è ancora pienamente, forse nemmeno parzialmente, spendibile come offerta politica. Ma deve essere uno spazio plurale. Un polo non è un partito e nemmeno una federazione.

 

La terza via

la terza viaEppure è nella natura degli italiani abitare lì ma non è nella natura dei partiti politici interpretare pienamente e con indipendenza quello spazio.

La moderazione non può essere un’ideologia escludente anche se deve costruirsi e costituirsi come un’ideologia fatta di elementi inclusivi. E la moderazione deve essere innovazione (né conservazione né rivoluzione).

E allora, invece di parlare di terzo polo e di partiti unici o coalizioni, il ragionamento deve costruirsi su una terza via: economica, sociale, culturale e quindi, finalmente, politica.

È la proposta originale di futuro rispetto ai temi del lavoro, della giustizia sociale, del welfare generativo, dell’innovazione tecnologica, dell’equilibrio tra generazioni, della nuova economia.

 

Non era il nostro spazio

Non voglio confondere l’analisi del voto, giustificare la sconfitta ma indicare una prospettiva.

L’ho letto con chiarezza nella strana e affannata campagna elettorale, al fianco di Pd, Sinistra italiana e Verdi, dove era chiaro che ero (eravamo) spesso pesci fuor d’acqua. Anzi… mi sembrava d’essere il pesce nel barile. Candidato uninominale “innominabile” di una coalizione solidale sui diritti e unita sui problemi ma spesso incoerente sulle ricette e le proposte.

Dall’altra parte, in Azione e Italia Viva ci sono stati calcolo e azzardo, lettura di una situazione compromessa, ma anche capacità di dimostrare che si apre spazio. Idee… come le nostre.

Per Renzi è stato calcolo, per Calenda reazione a una convivenza difficile e già recentemente vissuta nel PD. La cartina al tornasole del 5Stelle preso, lasciato e probabilmente ripreso, non lasciava scampo. Verdi e Si ne erano solo il grimaldello.

Una dichiarazione di Bonelli e una di Fratoianni potevano bastare. Nunca mas.

 

Attenti a chi sale

Nell’affannata corsa del Terzo polo si sono aggregati personaggi di Forza Italia. Hanno portato qualcosa? Forse non hanno portato niente al risultato. Potrebbero però zavorrare la prospettiva con il loro retaggio, con il loro pensiero, con il loro muoversi nel palazzo, adesso che il risultato parziale e generale è quasi definito. Anche Renzi, non Italia Viva, è un po’ così. Animale politico e strategico eccezionale ma sempre più – consapevolmente – lontano dalle persone e, ancor di più, dagli elettori. Calcolatore e gestore di candidature che andranno in porto più e meglio di quelle degli azionisti.

 

E allora +Europa?

Il precipitato di questa mia riflessione non può che rivolgersi su +Europa, soprattutto se la soglia non si supererà, e non si supererà quindi per la terza volta.

Questa ennesima donazione di sangue a una causa nazionale, che in realtà diventa solo una causa di un partito come il PD, che non ne ha neppure bisogno, ci impone di rilanciare sulla terza via perché diventi prima. Ora il PD svolterà ancora, per l’ennesima volta, con una nuova segreteria. Ma il PD fa il PD.

E che la sinistra faccia la sinistra, con la sua via egalitaria, sindacale, protezionista di categorie forse perse. A ciascuno la sua riflessione e il proprio rilancio.

 

Noi

Noi di +Europa dobbiamo qualcosa ai nostri 800mila perché si trovino in buona compagnia e perché crescano a 1 milione, a 2 e 3 e più.

Calenda ce l’ha fatta parallelamente, perché noi non dovremmo poterlo fare?

L’ha fatto sulla base di uno spazio di parola, sull’indipendenza dell’offerta e proposta, su un briciolo e residuo di prestigio del ministro che fu. Renzi ha lasciato fare, fregandosi le mani per il bottino insperato e insperabile.

Per noi.

Lo spazio c’è.

 

target elezioni 2022

 

 

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