LA MALEDIZIONE DI CASSANDRA – Luca Monti

Da Scelta Civica a + Europa

di Luca Monti     luca monti meet

 

Non è facile prendere una posizione di fronte alla scelta se allearsi, e subito, con il PD o andare soli… magari apparentandosi poi. Ci sono pro e contro: argomenti e anche persone.

Persone che abbiamo frequentato e sono state con noi in questi anni, che hanno visioni diverse.

La situazione è unica. Il re è rimasto nudo. È quasi banale dirlo ora ma l’avevo scritto più di un anno fa, ben prima del referendum. Rischia di rimanere solo o, peggio, in cattiva compagnia.

Eppure, guardando a chi ora è sulla cresta dell’onda, non si può far a meno di dire che le prospettive sono preoccupanti, ben più di un anno fa.

Abbiamo protagonisti del trapassato, l’usato di destra e sinistra (che hanno quasi fatto fallire l’Italia), un fascista mascherato da un filo di barba, e i cinque stelle (rispetto ai quali si può dire di tutto ma anche niente).

Di fronte a un Renzi che non funziona, che ha perso l’intuito e la direzione verso il futuro, sembra difficile orientarsi. Ma non è solo la sua capacità di comunicare che preoccupa. Ci sono state tante scelte politiche, che non ci hanno convinto. C’è, di fondo, un atteggiamento nelle relazioni con chi è con lui più che con chi è contro.

Tutti i nodi si infittiscono e vengono al pettine e qualcuno di noi ha un sorriso amaro sulla faccia. Ma a questa soddisfazione effimera, del sottolineare gli inciampi, bisogna sostituire la responsabilità della proposta.

 

Di certo la narrazione al passato delle cose fatte non funziona e, se non smette subito, rischia di chiudere qualsiasi possibilità di giocare una partita diversa, che è quella della prospettiva, quella del rilancio, quella del futuro che gli altri non sanno disegnare.

Su questo, la scissione, la costruzione di una proposta politica a sinistra è una cosa positiva, perché quel mondo, quelle persone, quell’elettorato vive al passato, sui diritti acquisiti, sulle nostalgie e quindi non ci appartiene e non ci apparterrà mai anche se su molte cose, per esempio sul campo dei diritti, ci sono molte convergenze che, con gente come Casini e i successori di Alfano, difficilmente possiamo avere.

Così è inutile ripensare a quando Renzi ha fagocitato senza tanta predizione Scelta Civica nel suo ormai dimenticato Partito della Nazione e, ancor prima, elettoralmente alle europee.

Allora ero Cassandra nel dire che non era un’operazione intelligente, cioè capace di vedere il futuro più in là dell’immediato. Ichino il 3 luglio 2014 mi scriveva che il problema era la nostra mancanza di un leader, forse oggi potrebbe ricredersi perchè anche il leader, in quanto leader, viene messo in discussione. E, con ingenuità, avevamo proposto nell’unico congresso di Scelta Civica lo slogan “il leader è l’idea”. Oggi abbiamo molti leader e poche o nessuna idea.

Ma qui torniamo a Cassandra o a quel personaggio dei fumetti, un po’ detestabile, che ripeteva in maniera ossessiva “te l’avevo detto io… te l’avevo detto” per cui tralascio.

 

Ora è giusto e necessario concentrarsi e pensare a una strategia.

Se il PD sposa la narrazione del passato prossimo (le cose fatte) e continua e persevera, ci trascinerà giù mentre a noi può spettare, anche se minoritari e forse invisibili, il compito di rilanciare avanti la sfida verso un lavoro e un’economia diversa che può aprire, se governata, scenari nuovi e positivi (basti pensare al welfare, alla sussidiarietà circolare e all’economia civile).

Come dire, la nostra narrazione deve essere altra e forse dovremmo giocarcela all’interno della legge elettorale, nei piccoli collegi sui temi veri che interessano le persone: la scuola per i figli, il lavoro dei giovani, il valore dell’imprenditorialità e dell’associazionismo.

Su questi un PD, grande o piccolo, rivela le sue difficoltà di equilibrio sia interno che esterno.

Per noi queste invece possono essere battaglie libere, dove nessuno ha competenza e interesse ad entrare. Però alle persone interessano come l’aria, perché lì si gioca il senso della politica.

Nei piccoli collegi, se si liberano le pastoie della par condicio, se si attivano sane competizioni dialettiche e concrete, c’è la possibilità di esprimere una visione differente, c’è la possibilità di esprimere persone con idee ed esperienze vere.

 

Su questo piccolo terreno si può giocare la partita, credo. E su questo val la pena di aprire una riflessione con il PD. Perché siamo diversi e forse possiamo diventare complementari.

Allo stesso tempo, se non ci fosse volontà di apparentarsi, perché ha senso solo se c’è un valore aggiunto nello stare insieme, dobbiamo pensare a quali sono i punti sui quali distinguerci in uno scenario che vedo molto povero di contenuti e molto pieno di personaggi.

 

Un presepe con tanti pastori e tante greggi che non sanno dove stanno andando.

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