THE DAY AFTER II

Che fare dopo l’ennesimo fallimento delle proposte liberaldemocratiche

 

Le analisi sono disponibili. Sono persino tenere. Il tenore è rassegnato, come quello di chi ha sprecato il voto per l’ennesima volta.

La sfida era difficile… Se vincono gli altri, arriva il diluvio… che dire dei voti di preferenza a Vannacci…

Nessuno dice ancora chiaramente che il problema degli egocentristi sta nelle leadership di tutti e tre i protagonisti egocentrici ed egoriferiti.

Chi ha fatto la proposta degli Stati Uniti d’Europa (sulla carta una figata pazzesca) che poi si è rivelata un boomerang più che pazzesco, tafazziano, direi.

Renzi, l’uomo della nostalgia di una stagione breve terminata con un referendum che lo doveva elevare o annullare.

Bonino, donna nata dalle lotte di referendum vinti, che non può incarnare la proposta a 360 gradi della politica di governo.

Calenda, il bullo che incrociando l’altro bullo, si lascia trasportare dall’istinto in un partito che è, dovrebbe essere, la quintessenza della razionalità.

E chi ha la matita in mano e vota… cosa fa? O, chi potrebbe impugnarla per dare un’alternativa a questa deriva della politica, davvero ha lo stimolo per brandirla e mettere la X al posto giusto?

Posto giusto quale? Siamo Europei? Stati Uniti d’Europa? Gori? Tinagli? Ecc. il divano, il divano, il mare, il lago, il social preferito…

 

Dopo le analisi, che comprendono anche i favolosi schemi ex post dei flussi dei voti dal passato al presente, serve una sintesi. E non è la frase improvvisata di Calenda e Renzi, che con nasi da pinocchio lunghissimi, evocano congressi e dimissioni, senza darle davvero. Solo per sentirsi dire: no non è così. Oppure, il segretario di +Europa che arriva a raccontarci la panzana colossale che non sono i tempi, questi non sono i tempi.

Come se con un Vannacci in piazza e in auge, non ci sia spazio per il controcanto più forte e più giusto. Come se noi fossimo tutti stupidi e pronti ad omologarci a Vannacci o alla Meloni, perché va così.

Certo che va così se il pollaio è il luogo dove si battibecca ma non si covano uova.

Chi rottama il rottamatore? Perché bisogna farlo.

Chi dice al twittatore compulsivo che bisogna sempre contare fino a 3, ma anche a 300 se necessario.

Chi dice a Emma di lasciare spazio.

Perché il problema nostro, quello per cui ventimila ragazzi lasciano ogni anno l’Italia, è che non lasciamo spazio.

Bisogna conquistare lo spazio? Vero. È frutto di uno sforzo e anche di un’ambizione, ma ci deve essere spazio.

Quindi dico: andatevene. Andatevene via. Caro Renzi vai all’estero, emigra, non c’è spazio per te? Non c’è più spazio. Sei ormai status quo, roba vecchia, un vecchio da rottamare, hai fatto tutto, troppo, troppo presto, troppo bene. La replica non è possibile. Il tuo turno è passato.

Bonino questo ragionamento lo capisce bene ma ha preso +Europa come strumento per rifare spazio politico ai radicali, che hanno un limite elettorale che nasce da un limite di immagine, insuperabile.

Tra l’altro la battaglia dei diritti è sacrosanta a attuale ma non è cosa da partito che vuole essere di “governo” ma da movimento che ispira scelte di partiti di governo.

Metterla come porta bandiera è una mossa che ha un pregio e un difetto insieme. Il difetto è più grande del pregio. L’abbiamo visto plasticamente in queste e in altre elezioni. Sfiorare il quorum, basso, bassissimo è ormai diventata la vocazione di +Europa.

Di Calenda non parlo perché parla da sé, e ogni volta che parla perde punti (punti percentuali) e lo si vede con la discesa che ha intrapreso. Evidente. Peccato. Davvero un peccato. Su chi ha imbarcato nel secondo e nel terzo tempo di questa discesa politica si sono scatenate le piccole, isolate, ma significative defezioni interne di quelli della prima ora. Quelli della prima Siamo Europei (quando era nel pd). Il famoso pd, quello che va e ritorna nei suoi pensieri e nelle sue nostalgie.

 

Che fare?

 

E lo dico a chi in queste realtà ha speso l’anima e si trova con un pugno di mosche, una sensazione amara di aver sprecato l’ultimo voto e l’ennesima occasione.

Delle tre realtà partitiche sul campo, l’unica scalabile e veramente democratica., almeno nella forma, è +Europa, che ha congressi biennali, un po’ azzeccagarbuglieschi, come sanno bene il duo Falasca Pizzarotti.

Invito tutti a una seria riflessione su questa opportunità: costruire una proposta politica a tutto tondo

(Economica, Sociale, Digitale, Immigratoria, Internazionale, di Difesa, dei diritti civili e di cittadinanza) capace di fare da contraltare alle due proposte sul campo: quella della sinistra e quella della destra.

 

Il campo è larghissimo: le persone vogliono una soluzione che metta al sicuro i loro interessi rispetto a un futuro incerto e preoccupante. Tendenzialmente sono democristiani. Cosa significa questo? che dobbiamo essere di centro come la democrazia cristiana o trovare le risposte di questo secolo così come la DC le aveva trovate in uscita alla guerra. Io credo la seconda.

 

Ogni nazione in Europa sta cercando una soluzione a globalizzazione e innovazione. La prima risposta è quella conservatrice: torniamo indietro e alziamo muri. L’altra non è corriamo avanti e facciamo i futuristi progressisti a tutti i costi ma governiamo e regoliamo il cambiamento. Questa va proprio costruita.

Perchè non c’è. Il conservatorismo c’è (il passato è migliore, torniamo indietro), il progressismo è un atto di fede cui nessuno crede più, la terza via non ha neppure un nome, eppure è proprio lì che dobbiamo collocarci.

 

Tornando ai nostri. Cosa salviamo?

Di Renzi prendo uno schema e una iniziativa estremamente utile, anche se da declinare in maniera diversa, con obiettivo e forma diverse: una Leopolda per costruire la proposta.

Di +Europa prenderei la forma partito aperto, semplificandolo e rendendolo molto meno radicale e più moderno e digitale.

Di Calenda nulla se non quei fantastici personaggi che stanno tra le sue fila e tutti gli elettori che hanno capito, stanno capendo e capiranno che non è un politico capace di costruire e mantenere relazioni stabili e forti con nessuno.

 

Da qui, dal disastro, dalla sconfitta, dal 7% che sono due inutili 3 virgola percento, può partire un laboratorio politico vero. Il primo passo è metterli da parte quei tre, loro non si faranno da parte. Lo sappiamo.

In bocca al lupo a Marattin per il suo sforzo. Noi ci stiamo? Chi ci sta?

 

Luca Monti

Scelta Civica, poi +Europa, i Non Allineati e ora?

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