Il partito unico o la coalizione con-vincente
Convincere per vincere.
Potrebbe essere un bello slogan per la Costituente Liberaldemocratica, che ha avuto il suo boom nella giornata del 14 gennaio. Giornata tiepida e soleggiata, per me, che sono rimasto fuori in coda alla mattina, nonostante fossi arrivato 15 minuti prima del via.
Un successone insperato, anche se annunciato dai biglietti virtuali Evenbrite staccati da chi aveva prenotato diligentemente il proprio posto.
E io che pensavo che queste cose non scaldassero il cuore al punto da scomodare il liberale orfano di rappresentanza dall’uscire nelle mattine di un sabato d’inverno, magari con anche un viaggio da intraprendere.
Abbiamo scoperto che il viaggio si può fare e che centinaia hanno risposto e, per primi, quei segretari o leader di partiti e movimenti che masticano e rappresentano, in qualche modo, l’idea liberale e democratica, magari aggiungendoci qualche altra declinazione.
C’erano i puri, quelli che non stanno nei partiti, anche molto duri come il vulcanico Oscar, che hanno scandito i perimetri e i 3 temi.
Ugualmente capaci i “navigati”, che conoscono la dialettica suadente, hanno risposto e proposto pindaricamente che il partito unico si può far, si deve fare, si sta facendo.
E sono i due leader front and back office del terzo polo. Che già dire “terzo”, finché le regole rimangono quelle elettorali che conosciamo, suona come una condanna al gioco di rimessa.
Come si fa il Partito unico? Con quali ingredienti?
Calenda lo colora un po’ anche di popolare. Ma l’entusiasmo scemava nel tragitto tra la bocca di Calenda e l’orecchio del primo degli uditori liberali in sala. Ma che cos’è questo “popolare”? E giù con i nobili padri della tradizione politica popolare italiana, del secolo addietro ovviamente. Però potrebbe non bastare… c’è europeismo (tutti concordi) ma la Lombardia – eravamo a Milano – ha anche un sapore di autonomia e federalismo (non si sa mai che il soccorso a Moratti non venga anche dagli scontenti e nostalgici bossiani antisalviniani). Per cui il quadro troppo caleidoscopico prima si arricchisce e poi sbiadisce.
Che cosa si può pensare, al di là della giornata, di questo scenario in evoluzione verso le elezioni europee, seppur disturbato da quelle politiche recenti e regionali incipienti?
Il partito unico è la soluzione organizzativa elettorale gestibile viste le condizioni date?
Se guardiamo ai leader, direi di no. No per gli eterni ex del PD: Calenda e Renzi. L’ha detto benissimo Alessandro Chelo, lucido e pungente. E Della Vedova che ha detto. Io ero fuori in fila, al freddo ma disciplinato. Che può dire? C’è il congresso a febbraio, si schermisce. Tante parole ma il succo non c’è. La risposta è il solito forse. Mentre il gatto e la volpe erano pronti al sì convinto con la road map segnata, con tanto di società civile e meetup organizzati a puntino, il segretario di Cenerentola metteva lì il suo ingrediente dell’europeismo + lo stato di diritto e + tutte quelle cose cui non puoi dire di no. Il succo comunque è: forse. Il visconte è dimezzato.
I due del terzo polo alzavano la voce e promettevano ed, intanto ed impercettibilmente, cresceva la lunghezza del loro naso, mentre il nostro aveva una bella voce ma gli occhi vagavano alla ricerca di una conferma per la riconferma.
Che cosa possiamo dire noi?
Lo scenario è così complesso per la presenza di tante sfumature e personalità.
Costruire un contenitore, una vera coalizione, è possibile per il rispetto che si deve a un elettorato che Azione, Italia Viva, +Europa hanno dimostrato che esiste e che può crescere.
Il popolare stona. Nel coro stona. Ora vedremo nella conta lombarda se ha mai avuto un senso. Non credo. Comunque, la Moratti candidato del Terzo Polo c’era in cartellone ma non s’è vista. La Gelmini si è vista ma non si è sentita.
La Costituente Liberale Democratica Riformista ed Europeista ha una prospettiva elettorale significativa, forse persino prevalente nel medio periodo. Gli attuali interlocutori non sono credibili per arrivare a fondere i tre partiti esistenti in uno. (sempre questo tre che ritorna)
Lo farebbero davvero i leader? Lo capirebbero gli elettori?
Alcuni interventi sono stati veramente molto belli. Quello di Cappato, che ha fatto suo l’assunto antipartitocratico e antipartito della sua tradizione radicale, ha evocato lo scenario di una politica fatta per obiettivi che movimentano le persone anche attraverso gli strumenti dell’innovazione digitale. Applausi. Sei con noi? No.
DOMANDA di riserva: i suoi 2 milioni di record di sottoscrittori come entrano in questo scenario? come incrociano i milioni di voti degli altri tre? Qual è lo spazio di un modo diverso di fare politica, cioè di chi dice che i partiti sono morti?
PER CHIUDERE
I proponenti hanno chiaramente una voce forte, quella di Oscar. O giocano la strada del leader oppure la carta di un’Agenda politica di contenuto alla quale legare i partiti, associazioni e movimenti in una coalizione da proporre all’elettorato.
Poteva essere Programma Italia di Oscar Giannino. Potrebbe.
Luca Monti
I Non Allineati al Congresso di +Europa
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