alla laicissima +Europa piacciono i santi
Il giorno dopo il tentativo, bislacco ma bloccato, di un ex ministro nonché assessore regionale alla “solidarietà sociale” di impedire per il futuro nuovi ricoveri in città per “minori non accompagnati”, a Como, un’altra Como festeggia composta e distratta un santo, di cui non sapeva nulla.
Si chiama Scalabrini. Un prete, poi vescovo. Monsignor Giovanni Battista (voce di Dio che grida nel deserto). Vissuto nell’800, morto all’inizio del 900.
In quel periodo milioni di italiani, con le valigie di cartone, emigravano per mere ragioni di sussistenza. Ragioni economiche. Milioni verso l’America. Orme tardive di Cristoforo Colombo…
Della mia famiglia nel 1887 molti partirono e sono rimasti di là dall’Oceano. Mio nonno ci andò negli anni ‘20 – seconda ondata – e tornò, dopo aver provato a ricongiungersi in Argentina con gli zii vicino a Buenos Aires. Per fortuna mia tornò, altrimenti non sarei mai nato. Noi siamo quelli rimasti.
Torniamo a Scalabrini, al santo, al finire dell’ 800.
Quel prete si era dedicato agli emigrati nei tanti luoghi del mondo che li ospitavano. Solo dopo molte ingiustizie e emarginazione, alla lunga i nostri connazionali si integravano. Lo Stato li aveva dimenticati, il santo si prendeva cura di loro. Non da solo, si organizzò fondando una congregazione ad hoc. Una Emergency delle anime e dello spirito.
Nei tempi che viviamo, le sorti sono cambiate.
Oggi varchiamo il confine la mattina e torniamo la sera. La Svizzera è la nostra America e siamo immigrati economici di grado minore. Siamo frontalieri. E mi chiedo nella bilancia di scambio, quanto valga questa immigrazione. Molto. E non ha il sapore e la sofferenza di quella ottocentesca per i nostri prozii perduti.
Oggi Scalabrini sarebbe più attratto dal bisogno e quindi dagli immigrati. E il messaggio del Papa col gesto della santificazione è chiaro . Un occhio indietro e uno avanti.
Chi supera un confine porta sempre con sé la propria umanità e cerca umanità. Ma la trova?
L’umanità è relegata al santo, alla minoranza, alla organizzazione “umanitaria” o è della maggioranza?
Il rispetto si può pretendere solo nel varcare il confine in uscita o è bidirezionale?
Perché è un diritto l’emigrazione economica e non lo è l’immigrazione economica?
E, se proprio non avete un interesse al tema morale, è un affare per chi arriva (marginalizzato e straniero) o lo è anche per chi vive qui?
L’imprenditore, che ho incontrato un mese fa in Valtellina, aveva le idee chiare.
Quando ha firmato la garanzia del mutuo per il proprio operaio, venuto dall’Africa, la sua firma aveva il sapore dell’umanità. La firma sul contratto di lavoro, ben retribuito, aveva il senso dell’utile reciproco e del giusto.
In Campagna elettorale, l’incontro con l’imprenditore è stato per me, che sono un promotore della cittadinanza europea a colori del futuro, una conferma che la società aperta, che +Europa sostiene, è la strada indispensabile per tornare a crescere. Utile e necessaria per noi.
Più della metà delle persone che vivono e/o lavorano in Svizzera non sono svizzere. Per fare un esempio.
Tornando a questa realtà bifronte: morale ed economica, tra dentro e fuori, tra confini diversi, la mia domanda è: Perché immigrati ed emigrati hanno due pesi e due misure?
Scalabrini è il santo di una Como oltre i confini. Chi va e chi viene supera però sempre un confine.
Perchè deve esserci differenza?
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