Voto online, tessere e congresso
Quando ho visto che la procedura per il prossimo congresso di Più Europa si sarebbe svolta interamente online, dalla sottoscrizione delle liste alla votazione per i delegati, di primo acchito ho pensato di trovarmi finalmente di fronte a qualcosa di moderno, contemporaneo ed innovativo.
Poi ho rifletto meglio e, specie quando ho visto che gli iscritti sono balzati nel giro di poche settimane da poco meno di duemila a poco più di quattromilacinquecento, sono arrivato a conclusioni opposte e mi è venuto in mente Gogol che ne “Le anime morte” raccontava del tentativo da parte del protagonista di acquistare dei servi della gleba, in realtà morti ma non ancora censiti come tali, per ipotecarli e ricavarne così una rendita.
Le sottoscrizioni delle liste e, peggio ancora, il voto online per quanto possano apparire democratici, all’interno di un partito non lo sono affatto.
Un partito è prevalentemente fatto di militanza, fosse anche solo a livello di contributi di idee, meglio ancora sarebbe di partecipazione effettiva attraverso l’attività dei gruppi.
Ma il voto online, invece, lungi dall’essere espressione di democrazia, se – come nel nostro caso – viene disgiunto da un effettivo dibattito precongressuale in presenza, da svolgersi tramite congressi o convention regionali convocate antecedentemente al congresso nazionale in realtà premia solo chi “fa tessere”.
Poco importa se poi quegli iscritti sino al prossimo congresso resteranno “anime morte”, ossia iscritti mai visti ad un tavolo, un dibattito, un gazebo o altro.
Buono per le casse del partito, male per la sua crescita che non è fatta solo di “anime morte” che pagano una tessera ma semmai di militanza nei gruppi territoriali o tematici.
Il minimo che mi attendo come riforma allo statuto è che l’elezione dei delegati si svolga in presenza, nel capoluogo di Regione con congressi o convention dove si discute, si conoscono i delegati da eleggere su base regionale mediante “liste aperte”, ossia nelle quali basta inserirsi per essere candidati ed al termine del dibattito i presenti, anime morte o vive, che siano – ma presenti ! – eleggano i delegati al congresso nazionale.
Perché se, dopo cinque anni di militanza, durante i quali ho messo pubblicamente la mia faccia e il mio nome accanto a quello del partito al quale sono iscritto, un tesserato che mai si è visto, del quale nessuno ha mai sentito una parola e che probabilmente mai vedrò ad una riunione del mio gruppo, del quale nemmeno avrò modo di conoscere nome e telefono almeno per farci quattro chiacchere e che quasi sicuramente non tornerà ad iscriversi se non in vista di un qualche altro congresso futuro deve contare quanto chi ha dedicato tempo e testa al partito, sento un po’ morire dentro anche la mia anima…
di Francesco Cima Vivarelli
coordinatore di +Europa Lario
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