Le buone leggi fanno buone le persone (L. Staut)
Vogliamo proporre il binomio: “Passione Civica e Intelligenza Riformista per un’Italia giusta e solidale”.
Sapete in cosa siamo campioni del mondo?
L’Italia è la nazione delle associazioni, del volontariato, del terzo settore e della cooperazione sociale.
Questo primato ci sta molto a cuore perché ci ha consentito di attraversare la crisi sopperendo ad uno Stato in grave difficoltà e spesso inefficiente e quindi incapace di aiutare le persone in difficoltà.
Chi si occupa di economia sociale sta da tempo sostenendo che questo attivismo sociale – ormai storico e consolidato ma anche in fermento – meriti attenzione e considerazione.
Si parla sempre più spesso di sussidiarietà… in particolare della sussidiarietà circolare.
Credo che un movimento di persone serie, che vogliono portare innovazione nella società attraverso la valorizzazione del merito e la stigmatizzazione del “demerito”, debbano integrare la concezione “liberale” con una profonda cultura “sociale”.
Non tutte le persone sono solo “buone o cattive”, ci sono che hanno bisogno di aiuto e persone che desiderano dare aiuto.
Rispetto alla sussidiarietà vi propongo questo contributo filmato:
Per tornare al punto politico, è assolutamente necessario riuscire a coniugare le anime autenticamente liberali con quelle con una sensibilità e interesse per l’equità. Una bella frase di Pertini diceva “non ci può essere libertà senza giustizia sociale”: dovrebbe essere un nostro slogan e il nostro impegno.
Se pensiamo quindi a un modello economico e sociale che sia veramente italiano e adatto all’Italia, non possiamo non pensare a coniugare tra loro stato, mercato e sussidiarietà.
Dallo Statuto di Scelta Civica, troviamo negli “scopi e finalità” del partito:
Oggi più che mai, un partito, che vuole rappresentare i bisogni delle persone reali e trovare e facilitare soluzioni per migliorare le opportunità per i giovani, deve avere chiaro questo scopo e questa finalità.
Chi intende occuparsi dello Stato non può non considerare che nella strategia per la crescita si devono mettere in campo azioni per rendere leggero ed efficiente lo Stato ma si devono liberare spazi per l’iniziativa privata e per quella del “privato sociale”.
Credo che questo tema abbia bisogno di studio e approfondimento attraverso la partecipazione attiva di molti di noi che, per i vari casi della vita e interessi e passione, fanno parte di questi due mondi: l’associazionismo e il terzo settore.
Quando sentiamo parlare il presidente del consiglio e dire “metteremo mano alle regole sulle associazioni” un brivido freddo dovrebbe correrci lungo la schiena.
Prima che ciò avvenga, dobbiamo avere maturato una posizione: il laboratorio per la costruzione di un “nuovo modello di welfare”.
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